La Dinamica Mentale come strumento di consapevolezza

Il metodo della Dinamica Mentale è uno dei supporti, degli strumenti, che ho incontrato lungo il mio percorso. Per me è stato come il bastone del viandante, un viandante ormai incapace di trovare nuovi paesaggi di cui stupirsi durante lungo la strada. Un viandante che, che oramai stanco, inizia a dubitare dell’utilità e dell’assennatezza di continuare il proprio cammino. 

Il significato di consapevolezza

Mi sentivo perso in un bosco dal quale dubitavo esistesse una via d’uscita. Finché non ho trovato quel supporto che mi ha dato nuova forza ed il sostegno per andare ancora oltre. Come se una volontà di cui sono parte, mi spingesse ad andare avanti e a non lasciarmi sfuggire quel sentiero che era proprio lì vicino.

Credo che il fattore determinante sia stato la consapevolezza.

Il termine consapevolezza è così familiare che, come spesso accade, quasi non ci si sofferma a chiedersi il significato. Se proviamo a chiedere a persone diverse la propria definizione, otterremo risposte diverse, anche discordanti, a volte illuminanti. Sul dizionario, troviamo il seguente significato: “piena cognizione della cosa”.

Le parole sono magiche, e anche se pochissime persone ci pensano, esse sono in grado di trasportare immagini ed emozioni anche astratte, e dare forma a ciò che per definizione è immateriale come le idee ed i pensieri. Man mano che apprendiamo un linguaggio, il suono delle parole diventa familiare e scontato, spesso ignorando lo scrigno di significati che ogni parola contiene.

Per me, la consapevolezza è la capacità di ascoltare ed interpretare le cause e gli effetti delle proprie azioni e rispondere in modo adeguato ai cambiamenti. La consapevolezza di se stessi pertanto porta a comprendere il proprio stato d’animo, i propri bisogni interiori e compiere le azioni necessarie a soddisfarli evitando di generare stati latenti di insoddisfazione.

Comprendere i nostri bisogni

Tutti siamo in grado di comprendere il significato dei simboli luminosi che lampeggiano sul cruscotto della nostra autovettura e siamo in grado di intervenire per tempo e fare rifornimento o rabboccare l’olio prima che l’auto ci lasci in panne. 

Eppure, non siamo altrettanto bravi con noi stessi, non sappiamo leggere il nostro stato d’animo interiore e spesso non facciamo carburante perché abbiamo fretta di arrivare o, peggio ancora, copriamo col nastro adesivo la spia della riserva, come se non vederla più risolvesse il problema.

La consapevolezza ci aiuta ad interpretare la realtà esterna, che non è altro che la manifestazione di ciò che realizziamo con le nostre azioni e pensieri, e comprendere che ciò che otteniamo è quello che vogliamo. Prima di tutto, comprendere se siamo in grado di ascoltare i nostri bisogni.

Raggiungere l’equilibrio

La Dinamica Mentale ci porta a realizzare pienamente la preziosa consapevolezza dell’efficacia di uno scambio dinamico di sensazioni che dall’esterno procedono verso l’interno e viceversa. Grazie all’applicazione delle tecniche meditative possiamo scoprire le nostre potenzialità, rendendole sempre più in grado di agire sul mondo esterno ed ottenere i risultati desiderati. 

Normalmente, ciò che facciamo è lanciare una reazione dall’interno, sperando di modificare l’esterno, ottenendo scarsi risultati perché la nostra risposta è condizionata e non condizionante. 

La piena consapevolezza a mio avviso equivale al termine spesso abusato di “equilibrio interiore”. Uno stato che molti invocano ma che nessuno, prima di conoscere il metodo di Dinamica Mentale, era stato in grado di insegnarmi a raggiungere.

L’illusione della separazione

Proprio questo prendere consapevolezza di noi dall’esterno piuttosto che dall’interno, come dovrebbe essere naturale, ci porta a credere di essere le cose che possediamo, la nostra cultura, la nostra reputazione. 

Il nostro ego ci dà l’illusione che siamo quello che otteniamo, portandoci ad inseguire costantemente qualcosa che è fuori di noi: una meta, un obiettivo da raggiungere senza spesso trovare benefici una volta raggiunto. 

Tutto questo crea quella che viene definita “illusione della separazione” dell’ego. Il nostro ego ci porta a credere che noi siamo separati dagli altri, separati da ciò di cui abbiamo bisogno e soprattutto, separati da Dio, dalla nostra origine, ciò che ci ha creati o comunque vogliamo chiamarlo.

Modelli che ci danneggiano

Molta gente si chiede quale sia il suo scopo, e cerca di dare un senso alla propria vita. Tutti ci dicono cosa fare e vogliono che crediamo alle loro risposte. La nostra cultura ci impone di pensare che la felicità sia altrove, come una ricompensa da raggiungere attraverso sacrifici e sofferenza. 

Ripetendo questo schema anche nella vita di tutti giorni tendiamo a prefiggerci mete e ruoli che ci diano la misura di quello che siamo. Spesso seguiamo modelli che sono esterni a noi stessi e per questo, una volta raggiunti, ci deludono, non ci soddisfano o, ancora peggio, ci danneggiano.

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