Fiorire prima di appassire

Una vita assolutamente normale

È un giorno di maggio del lontano 2002. I computer esistono da pochi anni, i telefonini iniziano a farsi vedere, ma sono come scaldabagni. 

Faccio la contabile in un’agenzia marittima, mi chiamo Luisa, ho 30 anni e conduco una vita assolutamente normale e priva di guizzi: ufficio, palestra, moroso, pizza & cine nel weekend.

Un caro collega di Genova, al telefono, mi dice che ha deciso di licenziarsi per andare a vivere in Australia.

Per i prossimi due anni un po’ viaggerà , un po’ lavorerà. Dice che non sa bene cosa farà , ma sicuramente sarà una bella esperienza.

Per me, ricevere questa notizia è come veder partire il conto alla rovescia di una bomba ad orologeria che presto sarebbe esplosa!

Accuso il colpo. Una parte di me non lo accetta, non capisce perché qualcuno dovrebbe mai rinunciare al suo stipendio, alla sua casa, famiglia e amici, alle sue tranquillità e sicurezze.

Per andare dove? Dall’altro capo del mondo? A fare che? Non si sa! A cercare di parlare un’altra lingua? Senza conoscere nessuno? Ma perché? 

Tutto questo mi sembra follia pura!

Una scoperta dal profondo

Contemporaneamente, un’altra parte di me riceve un cazzotto in faccia e si sveglia da un torpore penetrato fin troppo dentro le ossa.

È quella parte di me che intravede avventure nuove, diversi paesaggi, gente differente, esperienze eccitanti, diverse possibilità, adrenalina! 

Onestamente, tutto ciò è esaltante, fi-ghi-ssi-mo!

Queste sensazioni tanto forti e contrastanti mi mandano in tilt, corto circuito, shock.

Mi alzo dalla scrivania e vado in bagno, chiudo la porta a chiave e apro le cataratte delle mie lacrime.

Inizia un pianto a dirotto che mi scuote con singulti che arrivano dal profondo della mia anima.

Scopro che c’è una sofferenza chiusa in me che non sapevo neanche di avere, e alla quale cerco di sottrarmi, ma è così forte e totalmente inaspettata che per qualche minuto prende il sopravvento.

Respiro a fondo. 

Una strana sensazione

Io sono abituata a non sentire, a non esprimermi e a mantenere il controllo. Inghiotto le lacrime e torno alla mia postazione davanti al computer, però i tasti non scorrono più facili come prima.

E dopo mezz’ora devo rinchiudermi in bagno, perché sono incapace di trattenere quelle lacrime più forti di me, quell’emotività così fragile che, accidenti a lei, non so da dove spunti e cosa voglia da me.

Così, trascorro due giorni intensi, fuori e dentro dal bagno, fuori e dentro da me. 

Chi sta piangendo veramente, e perché? Ho una strana sensazione sottopelle… è un sesto senso difficile da descrivere e accettare. 

È come se ci fosse una me del futuro che sta piangendo, e la ragione del pianto è perché sa che dovrà aspettare ancora troppi anni per poter uscire fuori allo scoperto.

Allora la ricaccio indietro. Sono brava a ingoiare, a farmi piacere ciò che non mi piace. Educatissima.

Dopo due giorni di tilt, cancello l’accaduto dalla mia mente cosciente, ritorno alla mia solita vita normale di sempre, priva di guizzi, come se non fosse successo nulla. 

Ufficio, palestra, moroso, pizza & cine nel weekend.

E via così per anni.

Il nostro seme interiore

Quando un seme, immobile e in quiescenza sotto la terra, viene innaffiato da acqua fresca, che il contadino lo voglia o no, viene attivato. 

Inizia il suo processo di germinazione e non c’è più modo di bloccarlo. Inevitabilmente cercherà la sua strada, si farà spazio tra terra e rocce alla ricerca del sole e, accidenti a lui, prima o poi sboccerà.

Fiorire prima di appassire. È tutto ciò che la vita ci richiede di fare, in realtà. 

È la spinta propulsiva del nostro seme interiore che, in ogni modo, cercherà di farsi strada: dipenderà da noi agevolare il suo cammino o mettergli i bastoni tra le ruote.

Per quanto mi riguarda, sono stata un contadino piuttosto insensibile e, anzi, molto intransigente col mio seme che cercava in tutti i modi di farsi largo tra le erbacce di una mente fin troppo razionale e rigida, controllora.

Nonostante tutto, sono riuscita a seguire un’infinità di corsi e attività che sono stati come il bastoncino che accostiamo alla piantina affinchè vi avvolga lo stelo, per farla crescere dritta.

Un percorso da accettare

Moltissimi di questi sono stati fondamentali per la mia crescita personale, in particolare il corso di Dinamica Mentale. Mi facevano crescere dritta, ma fungevano anche un po’ da anestesia e da via di fuga momentanea.

Sono stati anni formativi ma anche difficili. Sedici anni, per la precisione. 

E questo lo specifico per chi crede che il cambiamento avvenga sempre dall’oggi al domani, martirizzandosi perché crede che non sta facendo niente per cambiare e migliorare. Molto spesso, invece, il percorso è lungo e complicato e bisogna saperlo accettare.

Non tutti siamo vento, che velocemente passa, spettinando i prati. Né tutti siamo fuoco, che divampa rapido portando con sé luce e calore, ma anche stravolgimento e cenere. 

Alcuni di noi sono marea che altalena lenta e lambisce le scogliere, ma poi smuove gli oceani, da secoli.

Accogliere i desideri

La mia marea ha tracimato nel 2018, a 46 anni suonati. Quando da anni ormai non ne potevo più della vita ordinaria che stavo vivendo, ma non lo vedevo e non volevo accettarlo.

Accogliere i miei desideri è stata forse la parte più difficile. Accettare che la piantina, ora, poteva crescere senza essere più legata al bastoncino.

Mi sono licenziata, ho messo in affitto il mio appartamento e ho deciso di viaggiare, facendo lavori volontari in cambio di vitto e alloggio.

Attualmente vi scrivo dal Perù, villaggio di Ollantaytambo, ultimo pueblo inca a pochi chilometri da Machu Picchu. 

Qui dipingo murales (l’arcobaleno è sempre con me), lavoro talvolta in un negozio di artigianato, talvolta in un hotel. 

Negli ultimi 4 anni ho vissuto anche alle Canarie, dove ho avuto esperienze straordinarie, dando e ricevendo molto.

Un seme che finalmente sta sbocciando

Sto ancora cercando il mio posto nel mondo (geograficamente, ma non solo), ma almeno sono felicissima di provare nuove strade che mi arricchiscono, darmi nuove e stimolanti possibilità e essermi tolta di dosso quella spiacevole sensazione che la mia vita non collimasse con chi o cosa sono veramente!

Sono un seme che finalmente sta sbocciando e io per prima sono curiosa di vedere, alla fine, che pianta sarò stata.

Siate amorevoli con voi stessi. Io lo sono stata, dando finalmente ascolto e fiducia al mio seme che chiedeva solo di fiorire prima di appassire.

Con amore e gioia, buon percorso!

Luisa Flegar


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