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Il modo migliore di affrontare la fine dell’anno scolastico (e la vita): valutare per correggere, senza giudicare

Giugno 2023: la fine di un anno scolastico particolarmente complesso

Per tradizione, la fine dell’anno scolastico rappresenta da sempre un importante momento di bilanci per insegnanti, genitori, allievi.

Ma indubbiamente questa volta lo è ancora di più, perché quello che è appena trascorso è stato un anno particolarmente complesso.

Infatti, quest’anno siamo tornati senza interruzioni a vivere la scuola tra i banchi, dopo ben due anni di disordinata alternanza tra didattica a distanza e lezioni in presenza.

Così, bambini, ragazzi e adolescenti hanno dovuto modificare ancora una volta le loro abitudini e adattarsi a nuovi ritmi di studio e vita privata.

Questa circostanza è ancora più difficile da gestire per gli scolari più piccoli, intimamente bisognosi di una certa stabilità e di una routine quotidiana rassicurante.

Ecco perché, più che in passato, questa è un’occasione importante per fermarci a riflettere sul modo più corretto di affrontare la fine dell’anno scolastico.

La scuola, una palestra di vita in cui imparare a conoscere sé stessi e gli altri.

Insegnanti ed educatori di ogni tempo, almeno in teoria, concordano che la scuola non è solo un luogo in cui imparare a leggere, scrivere e far di conto.

Il bambino non è un vaso da riempire, ma una sorgente da lasciar sgorgare

(Maria Montessori, 1870-1952)

Insegnare non significa riempire un vaso, ma accendere un fuoco

(Montaigne, XVI sec.)

La mente non è un vaso da riempire, ma, come la legna da ardere, ha solo bisogno di una scintilla che l’accenda e le dia l’impulso per la ricerca, e un amore ardente per la verità

(Plutarco, II sec.)

In altre parole, la scuola è una palestra di vita nella quale il docente dovrebbe essere l’allenatore con il compito di guidare i ragazzi a superare i propri limiti e allargare gli orizzonti.

Dovrebbe essere il luogo in cui ci si impara a confrontarsi con i propri pari e con l’autorità; dovrebbe essere il luogo nel quale allenarsi a scoprire i propri punti di forza e le aree di miglioramento.

Ho scritto dovrebbe.

Una auspicabile funzione della scuola: correggere senza giudicare.

La scuola ha anche la funzione di correggere gli errori ma, perché sia efficace, occorre superare l’atteggiamento giudicante, ancora molto diffuso, di caccia al problema.

Infatti, molto spesso si valutano gli studenti in base a ciò che non va, a quello che gli manca per raggiungere determinati standard. 

Ognuno è un genio. Ma se si giudica un pesce dalla sua abilità di arrampicarsi sugli alberi, lui passerà tutta la vita a credersi stupido.

Anonimo

Questo aforisma molto popolare ci dice che quest’atteggiamento si rivela assolutamente demotivante per i più giovani perché contribuisce a instillare n un crescente senso di inadeguatezza e spirito di rassegnazione.

Col tempo, i ragazzi più sensibili, quand’anche riuscissero a dimostrare le proprie capacità, potrebbero sentirsi sminuiti nel proprio valore o scoraggiati a proseguire.

Invece si dovrebbe trarre ispirazione dalle qualità che contraddistinguono ogni allievo, dai traguardi che ognuno ha raggiunto e dagli ostacoli che, con maggiore o minore fatica, ognuno ha superato.

Col tempo, i ragazzi più sensibili, quand’anche riuscissero a dimostrare le proprie capacità, potrebbero sentirsi sminuiti nel proprio valore o scoraggiati a proseguire.

Invece si dovrebbe trarre ispirazione dalle qualità che contraddistinguono ogni allievo, dai traguardi che ognuno ha raggiunto e dagli ostacoli che, con maggiore o minore fatica, ognuno ha superato.

Infatti, nel suo significato etimologico più vero, la parola “correggere” deriva dal latino cum rigere che significa tenere insieme, migliorare, aggiustare le cose.

E la scuola dovrebbe farlo proprio a partire dagli errori da cui è possibile trarre un insegnamento.

Valutare uno studente significa riconoscere il suo valore come individuo

La scuola è il più grande centro educativo permanente, che costruisce a fondare i pilastri del nostro patrimonio culturale.

Ma la ricerca del sapere può dare frutti validi solo se procede di pari passo con il riconoscimento del valore dell’individuo e la considerazione della sua umanità e del suo vissuto.

Caro professore, sono un sopravvissuto di un campo di concentramento. I miei occhi hanno visto ciò che nessun essere umano dovrebbe mai vedere: camere a gas costruite da ingegneri istruiti, bambini uccisi con veleno da medici ben formati, lattanti uccisi da infermiere provette, donne e bambini uccisi e bruciati da diplomati di scuole superiori e università. Diffido – quindi – dell’educazione. La mia richiesta è la seguente: aiutate i vostri allievi a diventare esseri umani. I vostri sforzi non devono mai produrre dei mostri educati, degli psicopatici qualificati, degli Eichmann istruiti. La lettura, la scrittura, l’aritmetica non sono importanti se non servono a rendere i nostri figli più umani.

(Lettera che il preside di un liceo americano inviava ai suoi insegnanti all’inizio di ogni anno scolastico, pubblicata ne Les mémoires de la Shoah di Anniek Cojean su Le Monde il 29 aprile 1995)

E questa è un’arte che può essere praticata solo all’interno di relazioni sane, animate da fiducia reciproca, in cui ciascuno non si pone mai contro, ma procede sempre con l’altra persona.

Una mappa per l’esplorazione dei propri talenti e potenzialità

In questo senso, uno dei compiti più preziosi della scuola è mostrare all’allievo una mappa per la scoperta, conoscenza e accettazione dei propri limiti e l’esplorazione dei propri talenti e potenzialità. 

Per fare questo, il primo passo come insegnanti, educatori o genitori, è coltivare il desiderio intimo e sincero di migliorare ogni giorno la propria empatia.

Essa consiste innanzitutto nella capacità di prestare attenzione alle capacità spesso nascoste dei ragazzi, e non solo alle loro carenze.

Solo così li aiuteremo a dare la giusta importanza ai traguardi raggiunti, a stabilirne di nuovi, ad affrontare responsabilmente i fallimenti, a fare tesoro di ogni esperienza.

Questo processo continuo inizia con la nascita e si estende attraverso l’intera vita, e attraverso un’idonea strutturazione della personalità umana, conduce al più vantaggioso inserimento dell’individuo nella società.

È questo il principio che muove le iniziative promosse dall’Accademia Europea CRS-IDEA.

I suoi programmi socio-educativi consistono in un insieme di attività attraverso le quali ogni individuo può acquisire e migliorare le proprie consapevolezze, abilità e valori

In questo modo, ciascuno sarà sempre più in grado di aiutare sé stesso e migliorare la qualità della propria vita, dei propri cari e delle persone con cui entra in contatto in contesti sempre più ampi, fino ad abbracciare l’intera umanità.


L’Accademia Europea svolge le sue iniziative su tutto il territorio nazionale, sia in presenza che online.

Consulta l’agenda degli appuntamenti di formazione dell’Accademia Europea cliccando sul link:

O chiedi informazioni al numero verde

numero-verde-accademia-europea-800-148-758

famiglia autostima bambino menteamica
Il ruolo della famiglia nella costruzione dell’autostima del bambino

Le emozioni della madre nella formazione della personalità del bambino

La personalità di un bambino si definisce nei primi tre anni di vita, ma già nel grembo materno il feto ha una sua vita emotiva in relazione simbiotica con la madre.

Infatti, le emozioni che la madre prova durante la gestazione, ne influenzano lo sviluppo.

Per questo, condurre una gravidanza ricca di stimoli sensoriali piacevoli e con un vissuto emotivo positivo, aiuterà la madre a mettere al mondo un bambino sano e inconsapevolmente memore di queste impressioni. 

Contrariamente, una gravidanza vissuta in isolamento o in un ambiente problematico, potrebbe incidere negativamente sulla salute neurofisiologica e psicologica del nascituro.

Subito dopo la nascita, quando comincia l’esplorazione dell’ambiente di vita per mezzo dei cinque sensi, si avvia il processo di autoconoscenza e affermazione del sé.

In questa fase, gli stati d’animo e i comportamenti dei genitori, che rispondono alle sue prime necessità fisiologiche, di sicurezza e affettive, influenzano notevolmente l’equilibrio psico-emotivo del neonato. 

Il ruolo dell’amore nel corretto avvio dello sviluppo del bambino

Secondo Fromm, l’amore è la manifestazione di un diverso modo di sentire una connessione profonda con il , e nel bambino assume un diverso significato in relazione alle credenze e al modo di stabilire una relazione con i genitori. 

In loro, egli riconosce la divinità e, a seconda del tipo di relazione instaurata, gli attribuisce una percezione di tipo autoritario, permissivo, sottomesso, amorevole.

Fin da quando nasce, il bambino consolida il suo modo di concepire l’amore verso se stesso e le altre persone, in funzione del rapporto che ha con la madre ed il padre.

Infatti, più o meno consapevolmente, tutti i genitori generano nel figlio delle credenze o schemi mentali ben radicati.

Questi meccanismi influenzano la sua percezione della realtà interiore, la sua personale filosofia di vita e, fin dai primi momenti di socializzazione, il suo modo di concepire il mondo esteriore.

Così, a seconda delle modalità con cui riceve amore, il bambino sviluppa la propria personalità.

Essa potrà rivelarsi stabile o insicura, ansiosa o razionale, sottomessa o libera, impulsiva o ragionevole, immaginativa o realista, ottimista o pessimista, introversa o estroversa, autonoma o dipendente nelle azioni, nelle interazioni e nelle scelte di vita.

In questo modo, egli riceve un incoraggiamento oppure viene ostacolato nel suo personale cammino verso l’auto-realizzazione.

L’impronta dell’intervento educativo del genitore

Nelle aree più primitive del cervello, le reazioni emotive-comportamentali più istintive sono già associate agli stimoli esterni fin da prima della nascita.

Per esempio, fuggire o chiudere gli occhi dinanzi ad un rumore improvviso, portare alla bocca un oggetto colorato o profumato, ed altre. 

Questi comportamenti sono osservabili dal momento in cui il bambino inizia la sua esplorazione del mondo circostante. 

Successivamente, l’esperienza emotiva suscitata dagli eventi viene condizionata dalle modalità con cui avviene l’intervento educativo del genitore. 

Immaginiamo quale potrebbe essere la reazione del genitore se il bambino dovesse rompere accidentalmente un vaso pregiato. 

Si arrabbierà e lo punirà per aver giocato con la palla nel soggiorno? Oppure lo sgriderà facendolo sentire giudicato per la sua azione maldestra? 

O, auspicabilmente, lo guarderà negli occhi mettendosi sul suo stesso piano visivo per dialogare con lui affinché comprenda le conseguenze negative del suo comportamento inappropriato?

Ognuna di queste reazioni, se ripetuta e confermata nel tempo, genererà una diversa impronta emotivo-comportamentale nello sviluppo della personalità del piccolo.

La progressiva conoscenza di sé e la differenziazione dai pari

Nel periodo della scolarizzazione, il bambino affronta una duplice sfida.

Da una parte, si rapporta con coetanei diversi da lui per vissuto emotivo, capacità cognitive, abilità relazionali. 

In questa fase, egli approfondisce progressivamente la conoscenza di sé stesso attraverso il confronto e la differenziazione dai suoi pari. 

Dall’altra, comincia ad affrontare compiti che potrebbe trovare facili o difficili, o addirittura impossibili da svolgere.

Questo impegno su più fronti, lo sottopone ad un livello di stress che in alcuni casi può essere avvertito come frustrante o insopportabile. 

Tuttavia, questa percezione è migliorabile tramite appropriati rinforzi educativi e strategie socio-pedagogiche che coinvolgano l’intera famiglia.

Percorsi formativi per le famiglie

Secondo lo psicologo cognitivo J. Piaget, il successo nell’apprendimento è da attribuirsi alla sazietà affettiva

In altre parole, il corretto sviluppo cognitivo e relazionale del bambino si nutre delle emozioni, esperienze e valori assorbiti nel contesto familiare.

Per questo, è importante che le famiglie si preparino a svolgere al meglio il proprio ruolo educativo fondamentale e insostituibile con percorsi formativi socio-pedagogici che le aiutino a superare incomprensioni, antiche ferite, convinzioni limitanti.

In questo modo, potranno accompagnare il bambino nella costruzione della propria autostima, cioè di una buona immagine di sé stesso.

Così egli diventerà prima uno studente di successo, e poi un individuo vincente e socialmente integrato.

Un metodo innovativo e immediatamente applicabile

In questo campo, brillano per utilità ed efficacia le iniziative proposte dall’ente di promozione umana e sociale Accademia Europea CRS-IDEA.

Utilizzano un metodo socio-pedagogico innovativo e immediatamente applicabile, fondato su principi scientifici universalmente accettati ed una esperienza consolidata nel tempo.

Si rivolgono a chiunque voglia migliorare la propria situazione personale, familiare, scolastica o lavorativa, a partire dalla relazione con sé stesso.

Infatti, solo una famiglia adeguatamente formata e libera da inutili zavorre emotive, potrà aiutare il bambino a potenziare le proprie risorse e realizzare i propri obiettivi scolastici e personali.